Renata Boero

Biografia

Renata Boero nasce a Genova, trascorre l’infanzia a Torino, poi si trasferisce in Svizzera, dove compie studi umanistici a indirizzo junghiano. Tornata nel capoluogo ligure, conosce Emilio Scanavino. È un incontro importante che la spinge ad iscriversi al Liceo Artistico N. Barabino nel quale, dal 1952, il pittore era titolare della cattedra di disegno e figura. La formazione con Scanavino contribuisce notevolmente all’evoluzione del suo percorso artistico. In un’intervista con Maria Perosino racconta:

“Si è cominciato a discutere del perché facevo certe cose, del senso che queste potevano avere e dunque a ragionare su di esse. Il segno ha cominciato a diventare interprete cosciente di qualcosa che volevo veicolare, di informazioni diverse che andavano oltre il puro piacere del fare. Mi concentravo sul segno, che da morbido si è fatto via via più elettrico, scattante”.

Di come e quanto l’artista genovese abbia influito sulla sua opera, la Boero ricorda la capacità di formalizzare un’idea sul foglio appena questa nasce. Una sorta di strana tensione che trasmette rapidità al gesto. È “lo scavare all’interno delle immagini” che la fa sentire vicina al mondo di Scanavino, grazie al quale comprende l’importanza del risultato e il modo in cui questo è percepito.
Durante gli anni di studio si reca a Cervo dove vince il premio di pittura estemporanea e incontra Felice Casorati.

“Abbiamo parlato un po’ e lui mi suggerì di mandare il lavoro alla Quadriennale di Roma, dove il quadro fu, in effetti, selezionato ed esposto, nel 1959. È stato importante perché per la prima volta mi sono accorta che il lavoro, fino ad allora percepito come qualcosa di esclusivamente intimo, poteva andare anche in un’altra direzione. Si spostava da me ed entrava in un altro spazio. Da lì inizia un lavoro più mentale, più elaborato, meno istintivo”.

Terminati gli studi, inizia un intenso periodo di sperimentazione in cui la ricerca verte principalmente sul rapporto tra segno e colore, sulla loro possibilità di mostrare un legame con la natura e, allo stesso tempo, la loro capacità di rappresentarla; inizialmente utilizza la pittura a olio che decide poi di abbandonare per passare alla plastica liscia. Renata Boero continua a lavorare “sulla natura” e “non ancora con la natura”, fino a quando compie un’esperienza determinante per gli sviluppi del suo linguaggio artistico.
Dal 1960 al 1964, infatti, lavora come assistente di Caterina Marcenaro, direttrice del Museo Palazzo Rosso a Genova. È di quegli anni l’attività di restauro svolta in collaborazione con la Soprintendenza di Genova che la porta a “vivere l’opera in modo diverso, più avvolgente”
4, il rapporto con il dipinto è diretto, analizza i materiali, la loro evoluzione nel tempo, osserva le tele che, in occasione del restauro, vengono private dei telai e delle cornici. Da qui prende avvio l’idea che la tela, per dialogare con lo spazio, deve essere libera dal telaio, elemento che impedirebbe anche la continuità dell’opera nel tempo: “ogni lavoro”, racconta Renata, “è frammento di un lavoro infinito”, idea sostenuta da Jacques Lepage che in seguito alla loro conoscenza, sul finire degli anni Sessanta, la inserisce nel dibattito culturale dell’epoca sul concetto di “tela libera”.
È proprio durante il restauro di un antico Telero realizzato con “succhi d’erba” che inizia un appassionante lavoro di documentazione sulle sostanze naturali e, attraverso la lettura del Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, sugli aspetti simbolici attribuiti ai colori.
Conclusa l’esperienza a Palazzo Rosso inizierà la docenza al Liceo sperimentale N. Barabino sino alla chiamata negli anni Ottanta da parte di Luigi Veronesi a sostituirlo nell’insegnamento di Cromatologia alla NABA di Milano. Nel 1986 le verrà offerta la cattedra di pittura all’Accademia di Brera, apre lo studio in Via Borsieri e si stabilirà definitivamente a Milano.

Superata ormai l’idea di un lavoro istintivo, volto alla rappresentazione del dato naturale, comincia la ricerca di radici ed erbe che possano alchemicamente e tautologicamente rappresentarlo attraverso i ritmi e le trasformazioni dei materiali impiegati che racchiudono in sé l’idea di evoluzione temporale: nascono così i Cromogrammi.
Renata Boero comincia così ad utilizzare un “materiale cromatico” composto da elementi vegetali e naturali, studia le trasformazioni chimiche e i loro cambiamenti nel tempo, limitando il suo intervento alla durata di immersione dei colori e alle piegature delle tele. Il senso del ritmo che caratterizza i Cromogrammi riconduce alla sequenza che si distingue in alcuni esempi dell’antichità: “Mi interessavano l’Antelami, Fidia, i mosaici di Ravenna. Ho capito più tardi che quello che mi affascinava in queste opere era l’idea di un ritmo, che poi ho trasposto nei Cromogrammi” 5, che verranno visti per la prima volta nel 1970 nella Galleria Martano di Torino.
Un’idea del procedimento con il quale vengono realizzati, è resa dalla sequenza tratta da un video per Ipotesi 80, a cura di Maurizio Fagiolo dell’Arco (Bari, 1977) in cui i colori, ottenuti dall’ebollizione di sostanze vegetali, vengono colati sulla tela piegata in un assorbirsi che è in continuo divenire
6.
Pietro Favari descrive così il processo creativo ed il risultato che ne consegue:

“Le opere di Renata Boero […] si caratterizzano per l’equilibrio tra la qualità estetica dell’oggetto finito e l’importanza del processo operativo che le ha determinate e di cui è protagonista il colore, o meglio la tinta, che l’artista ottiene con la ricerca delle materie prime (erbe, radici, terra) e la loro successiva manipolazione e cottura. La tinta cosi realizzata viene utilizzata nella pienezza sensuale della propria potenzialità espressiva: odori delle erbe, variazioni cromatiche, grumi di materia, striature e incidenze che si verificano durante la stesura sulla tela grezza piegata. Oltre alla intensa suggestione visiva, il risultato è una sorta di analisi antropologica del fare pittura, come recupero globale, provocatoriamente primordiale, della pratica pittorica, intesa quasi come atto magico” 7.

Generalmente i formati delle tele sono grandi. Nel 1976 ne realizza una di venti metri per l’installazione ai Cantieri Navali Baglietto di Varazze, un’opera che viene collocata sulla spiaggia vicino al mare come ad instaurare un dialogo con la natura della quale si compone.
Nel 1974, mentre continua a lavorare sui Cromogrammi, dà avvio anche alla serie degli Specchi, opere in cui scopre “l’energia del gesto” e allo stesso tempo sente la necessità di creare un “fermo immagine”. Uno degli Specchi viene esposto per la prima volta nel 1978 all’International Cultureel Centrum di Anversa, e con questa serie, che si protrae per circa un decennio, è invitata alla Biennale di Venezia del 1982 dove espone Specchio Z (1982), tre tele con colori vegetali di cm. 350 x 250 ciascuna, in cui Luciano Caramel individua una sorta di “visionarietà materica” 8.
Filiberto Menna, in occasione della personale alla Galleria Polena di Genova nel 1981 scrive a proposito della sua ultima produzione:

“Alle due dimensioni dominanti della sua pittura precedente -l’orizzontale e la verticale-, dimensioni che si attestano sempre sulla superficie e ne enfatizzano la tessitura cromatica e materica, Renata Boero sostituisce ora un campo pittorico totale in cui si perdono le abituali coordinate spaziali dell’alto e del basso, della sinistra e della destra, della superficie e della profondità: le forme, finalmente libere da argini e contorni, si espandono con forza sulla tela, nascono e si sviluppano seguendo una loro logica interna e si arrestano in un punto non prestabilito, là dove termina l’energia del gesto e le quantità del colore” 9.

Nel 1985 inizia la serie dei Blu di legno, opere che nascono da una scoperta casuale; una radice di colore terroso durante l’essiccazione si trasforma in un blu scuro:

“Ancora una volta è stato un materiale a suggerirmi come procedere. Il blu di legno è cominciato a diventare predominante e misterioso. Anche più architettonico. L’energia non si allargava più nello spazio, entrava in un luogo più strutturato e più spirituale, un’architettura cosmica” 10.

Con il passare del tempo la predominante carica energica, riscontrabile nei Blu di legno, comincia pian piano ad attenuarsi ed a racchiudersi in ambienti definiti, “strutturati”, in forme ampie che dominano lo spazio della tela originando così le serie delle Architetture e degli Enigmi. Saranno questi, insieme ai lavori precedenti, ad essere esposti nel 1988 presso i Musei Civici di Monza in occasione della mostra personale curata dall’allora direttore Paolo Biscottini. Così come, quattro anni più tardi, nel 1992, presso la Casa del Mantegna a Mantova, in cui attraverso ogni sala viene ripercorsa tutta la sua evoluzione artistica: Stanza dei Cromogrammi, 1970-75, Stanza dei Blu di legno, 1987-91, Stanza degli enigmi, 1988-91, Stanza delle architetture, 1989-91, Stanza degli specchi, 1978-81 ed infine Stanza dei disegni, 1990 11.
Sempre nel 1992 realizza I presenti di Gibellina, un arazzo con tela e gommapiuma, cucito con l’aiuto delle donne gibellinesi, che rappresenta la pianta della cittadina siciliana dopo la ricostruzione avvenuta in seguito al devastante terremoto del 1968. L’anno seguente (1993), l’opera viene esposta nel Padiglione Italiano della 45ª Biennale d’Arte di Venezia, nella sezione Transiti curata da Achille Bonito Oliva.
Nel 1995 compie un viaggio in Africa, tappa importante che contribuisce ad arricchire il suo linguaggio artistico con la realizzazione dei Crani, i volti scuri che caratterizzano la popolazione e che nella notte, racconta, si confondono con il buio tanto da faticare a percepirli se non per il chiarore dei loro grandi occhi. Da questa esperienza viene pubblicato il libro Africa, con immagini di Renata Boero, introduzione di Paolo Fossati e alcuni versi di Charles Carrère (Editrice Eidos, Mirano-Venezia, 1999), presentato quell’anno in occasione della Fiera del Libro di Torino.
Nel 1999 è presente alla XIII Quadriennale di Roma dove, oltre alla partecipazione del 1959-60, aveva partecipato anche alla XI edizione del 1986.
Nel 2005 viene invitata dall’Università di San Diego, in California, per svolgere un corso sulla sua esperienza artistica e si dedica all’acquerello, tecnica con la quale inaugura la serie degli Acquerelli di San Diego, che presenta in occasione della mostra Borderline.
Nel 2007 è presente nei musei: Mestna Galerija di Nova Gorica e Umetnostna Galerija di Maribor con la mostra Cromogrammi curata da Luca Beatrice.
Dello stesso anno la personale presso la galleria Cardelli & Fontana a Sarzana.

Dell’anno successivo, 2008, la partecipazione alla mostra The Bearable Lightness of Being - The Metaphor of the Space (La Sostenibile Leggerezza dell’Essere – La Metafora dello Spazio) a cura di Davide Di Maggio e Lóránd Hegyi, esposizione inserita nell’ambito degli eventi collaterale della 11ª Biennale Internazionale di Architettura, seguita dalla personale al Museo Nazionale della Storia e Cultura di Minsk, Bielorussia.
Sempre nel 2008 realizza l’installazione dal titolo Sequenze, a Sarzana da Cardelli & Fontana, allestita in occasione del V Festival della Mente. È Mario Canepa, collezionista e amico, nel testo Farfalle redatto per l’evento a scrivere:

“Renata Boero dunque: i nuovi lavori non sono di certo Cromogrammi, quelli erano degli anni settanta, questi invece sono… Ma come si chiamano questi?
“Ricordati di scriverlo con la lettera kappa!”, mi aveva detto, ma ora il nome me lo sono dimenticato. Mi è rimasto solo questa K, un segno.
I quadri li ricordo, anche se non sono facili da raccontare. Sono più vicini al silenzio, alla pausa più che alla musica, un prendere fiato per meglio ricordare…” 12.

L’installazione è composta da alcuni video, dai Kromogrammi e dalla lettera “K”, simbolo che ormai la rappresenta e con il quale ha realizzato una scultura per Villa Mondolfo a Como. Nello stesso anno realizza i video Kour Koum e Prima dell’applauso, quest’ultimo tratto dal libro di Mario Canepa: Prima dell’applauso. Renata Boero, quasi un ritratto, Pesce Editore, Ovada, 2007.

Nel 2009 partecipa alla mostra Venezia Salva. Omaggio a Simone Weil, evento collaterale della 53ª Biennale d’Arte, organizzato per celebrare il centenario della nascita della filosofa francese, occasione in cui viene chiesto alle artiste partecipanti di creare un’opera-cahier originale. Renata Boero realizza un libro d’artista in cui le pagine documentano i suoi ultimi lavori: le Germinazioni.
Sono una variante dei primi Cromogrammi e dimostrano quanto ancora attuale sia l’affermazione fatta nel 1997 dall’amico e storico dell’arte Paolo Fossati (che più volte ha scritto sulla sua opera):

“[…] risulta non essere in torto l’enfasi di chi si dà a scrivere che i Cromogrammi, fondamentali fin dagli inizi, restano una chiave di lettura decisiva di tutta l’opera della Boero, la ragione sottile della attività che sviluppa nel ventennio successivo” 13.

Negli anni 2010 e 2011 un lungo ciclo di mostre in Argentina impegna l’artista negli spazi della Hall Central del Pabellón Argentina - Ciudad Universitaria UNC Córdoba, del Museo Provincial de Bellas Artes “Arias Rengel”- Salta, Museo Provincial de Bellas Artes “Timoteo Navarro”- San Miguel de Tucumán e Museo de Bellas Artes di Rio Cuarto.

Biography

Born in Genoa in December 1936, Renata Boero spent her childhood in Turin, then she moved to Switzerland where she studied the humanities taught from a Jungian perspective. When she returned to Genoa, she met Emilio Scanavino: this was an important encounter that encouraged her to enrol at the Liceo Artistico N. Barabino where, in 1952, the artist taught drawing and representation of the human figure. Her training with Scanavino made a notable contribution to the development of her artistic career.

Regarding how and to what extent Scanavino influenced her work, Boero recalls his ability to give form to an idea on paper as soon as it came into being. It was a sort of strange tension giving a sense of rapidity to the gesture. It was the ‘delving into the images’ that made her feel close to the world of Scanavino, and thanks to this she understood the importance of the result and the way in which this was perceived.

After completing her studies, she started an intense period of experimentation in which her work mainly focused on the relationship between ‘sign’ and colour, and their possibility of revealing a link with nature and, at the same time, their capacity to represent it; at first she used oil paints, which she then decided to abandon for smooth plastic. Boero continued to work ‘on nature’ and ‘not again with nature’, until she had an experience that was decisive for the development of her artistic language.

From 1960 to 1964 she worked as an assistant to Caterina Marcenaro, director of the Museo Palazzo Rosso in Genoa. In this period she undertook conservation work for the Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici (Artistic and Historical Heritage Office) of Genoa, which allowed her to ‘experience the work in a different, more fascinating way’ because there was a direct relationship with the painting. Thus she was able to analyse the materials used and the way they changed over time, and to study the canvases that, while the conservation work was being carried out, were without stretchers and frames. This gave her the idea that, in order to engage in a dialogue with the space, the canvas had to be freed from its stretcher, an element that also impeded the continuity of the work over time. As Boero stated, ‘every work is a fragment of an infinite one’, an idea that was supported by the poet and critic Jacques Lepage, who, following their acquaintance at the end of the 1960s, brought her into the cultural debate then underway relating to the concept of the ‘free canvas’.

It was during the conservation of an old canvas with ‘herb juices’ that she started to carry out research — which she found quite fascinating — into the use of natural substances and, after reading Pliny the Elder’s Naturalis Historia, the symbolic aspects of colours.

After completing her stint at Palazzo Rosso, Boero taught at the Liceo Artistico Nicolò Barabino until the 1980s, when the artist Luigi Veronesi asked her to replace him at the NABA (Nuova Academia di Belli Arti) in Milan, where he taught colour science. In 1986 she was offered a post as a teacher of painting at the Brera Academy, so she decided to move to Milan permanently, where she set up her studio in Via Borsieri.

Now that she had abandoned the idea of producing instinctive works seeking to depict the natural world, she began to study the use of roots and herbs that could alchemically and tautologically represent it through the rhythms and transformations of the materials used, which contain the idea of evolution in the course of time: this was the origin of the Cromogrammi (Chromograms). Boero thus started to use ‘chromatic material’ composed of elements deriving from plants and other natural sources, such as turmeric, cochineal and henna. She studied their chemical transformation and the way they changed over time, limiting her intervention to the length of time the colours were immersed in water and the creasing of the canvas. The sense of rhythm characterizing the Cromogrammi is similar to that found in a number of examples from the art of the past: ‘I was interested in Antelami, Phidias and the Ravenna mosaics. I later realized that what fascinated me in these works was the concept of rhythm, which I then transferred to the Cromogrammi.’ 5 The latter were displayed for the first time at the Galleria Martano in Turin in 1970.

One can get an idea of the procedure with which these works were created by a sequence from a video made for the exhibition ‘Ipotesi 80’, held in Bari in 1977 and curated by Maurizio Fagiolo dell’Arco, in which colours, obtained by boiling plant substances, were poured onto the creased canvas in a process of absorption that was continuously coming into being.

Generally speaking, the canvases used were large. In 1976 she painted one that was twenty metres in length for her installation at the Cantieri Navali Baglietto in Varazze, which she located on the beach close to the sea, as if it were intended to conduct a dialogue with the natural elements composing it.
In 1974, while she continued to work on the Cromogrammi, she started the series of the Specchi (Mirrors), works in which she discovered ‘the energy of the gesture’ and, at the same time, felt the need to create a ‘freeze-frame’. One of the Specchi was exhibited for the first time in 1978 at the International Cultureel Centrum in Antwerp and it was with this series, which she continued to produce for about ten years, that she was invited to the 1982 Venice Biennale, where she displayed Specchio Z, executed in the same year. This work consisted of three canvases painted with plant colours measuring 350 x 250 cm each, in which the critic Luciano Caramel identified a ‘visionary use of materials’.

In the course of time, the predominant store of energy, which was to be found in the Blu di legno, gradually began to decrease, withdrawing into clearly defined ‘structured’ spaces in large forms dominating the space of the canvas: this gave rise to the series entitled Architetture (Architectures) and Enigmi (Enigmas). It was these that, together with the previous works, were displayed in 1988 at the Musei Civici in Monza on the occasion of Boero’s solo exhibition curated by the museum’s then director, Paolo Biscottini. This was also the case four years later, in 1992, in an exhibition at the Casa del Mantegna in Mantua, where each room was devoted to a stage in her artistic development: Stanza dei Cromogrammi, 1970–75, Stanza dei Blu di legno, 1987–91, Stanza degli enigmi, 1988–91, Stanza delle architetture, 1989–91, Stanza degli specchi, 1978–81 and, lastly, Stanza dei disegni, 1990.

Also in 1992 the artist executed I presenti di Gibellina (Those Present in Gibellina), a tapestry made with canvas and foam rubber, and sewn with the aid of the women of Gibellina, which represents the plan of the Sicilian town after its reconstruction following the devastating earthquake of 1968. The next year the work was displayed in the Italian pavilion of the 45th Venice Biennale in the ‘Transiti’ section curated by Achille Bonito Oliva.

In 1995 Boero went to Africa: this was an important journey that helped to enrich her artistic language, as in the execution of the Crani (Skulls), the dark faces characterizing the people that, at night, she recounts, blend into the dark, so that it is difficult to see them except for the glimmer of their large eyes. The outcome of this experience was the publication in 1999 of the book Africa, with illustrations by the artist, an introduction by Paolo Fossati and poems by Charles Carrère; published by Editrice Eidos, Mirano and Venice, it was presented at the Turin Book Fair in the same year.

In 1999 she took part in the 13th Rome Quadriennale, where in addition to the 1959–60 edition, mentioned previously, she had also participated in the eleventh edition of 1986.

In 2005 she was invited by the University of San Diego in California to give a course on her artistic experience; here she devoted herself to watercolour, a technique with which she executed the Acquerelli di San Diego (San Diego Water- colours) series, which she presented at the exhibition entitled ‘Borderline’.

In 2007 her works were exhibited in Slovenia at the Mestna Galerija in Nova Gorica and the Umetnostna Galerija in Maribor, in an exhibition entitled ‘Cromogrammi’ curated by Luca Beatrice.

The following year, Boero participated in the exhibition entitled The Bearable Lightness of Being — The Metaphor of the Space, curated by Davide Di Maggio and Lóránd Hegyi, one of the fringe events of the 11th International Biennale of Architecture in Venice, followed by a solo exhibition at the National Museum of History and Culture of Belarus, in Minsk.

The installation comprised a number of videos, the Kromogrammi and the letter K, a symbol that now represented her; with this she made a sculpture for Villa Mondolfo in Como. In the same year she made two videos: Kour Koum and Prima dell’applauso (Before the Applause), the latter based on Mario Canepa’s book, Prima dell’applauso. Renata Boero, quasi un ritratto, Pesce Editore, Ovada, 2007.

In 2009 Boero participated in the exhibition entitled Venezia Salva. Omaggio a Simone Weil, a fringe event of the 53rd Venice Biennale organized to celebrate the centenary of the birth of the French philosopher. The artists participating in the exhibition were asked to prepare an original artist’s book, and Boero created one devoted to her latest works, entitled Germinazioni (Germinations). Variations on the early Cromogrammi, they demonstrate that the statement made by her friend, the art historian Paolo Fossati — who has written about her work on a number of occasions — is still relevant: “Those who have written that the Cromogrammi — fundamental from the out- set — are still crucial for the interpretation of the whole of Boero’s work are certainly right; they are, in fact, a subtle explanation for the activity that she carried out over the following twenty years.”

In 2010 and 2011 a long series of exhibitions in Argentina occupied the artist: they took place in the Hall Central of the Pabellón Argentina, located in the Ciudad Universitaria of the Universidad Nacional de Córdoba; the Museo Provincial de Bellas Artes Arias Rengel in Salta; the Museo Provincial de Bellas Artes Timoteo Navarro in San Miguel de Tucumán; and the Museo de Bellas Artes in Rio Cuarto (province of Córdoba).

SOLO EXHIBITION

1975

La Fabrique, Toulouse.

1976

Galleria Martano, Torino.
Galleria Il Brandale, Savona.
Centrosei Arte Contemporanea, Bari.
Per una tela di 20 metri, Galleria dei Carbini, Varazze.
1977
Galleria Martano, Torino.
Galleria Franco Cicconi, Macerata.
Galleria d’Art Actuel, Knokke, Belgio.
1978
Istituto di Storia dell’Arte, Università di Palermo.
Boero/Acconci, International Cultureel Centrum, Anversa.
Modern Art Gallery, Vienna.
Galerie Anne Van Horenbeeck, Bruxelles.
1979
Cromogrammi, Sala Comunale, Alessandria.
Galleria 4 Venti, Palermo.
Galleria Chantal Crousel, Parigi.
Galerie Carinthia, Klagenfurt (Austria).
1980
Grifone Arte, Messina.
Istituto di Storia dell’Arte, Università di Salerno.
Galleria E Tre, Roma.
Galleria Quadrum, Lisbona.
Studio La Città, Verona.
1981
Galleria Martano, Torino.
Galleria La Polena, Genova.
1982
Galleria Il Gabbiano, La Spezia.
Galerie Anne Van Horenbeeck, Bruxelles.
1983
Con il giallo curcuma, Studio G7, Bologna.
Le Landeron, Neuchâtel.
1984
Galleria d’Arte Nane Stern, Parigi.
Galleria La Polena, Genova.
1985
Il mercato del Sale, Milano.
1986
Synergon, Bruxelles.
1987
Scenografia per Il Suono giallo di Kandinsky, Teatro della Tosse, Genova; Teatro due, Roma. 1988
Galleria del Falconiere, Ancona.

Studio Ghiglione, Genova.

1989

Musei Civici, Serrone della Villa Reale, Monza. Boero/Nunzio – Artisti a confronto, Studio G7, Bologna. Galleria Centrosei, Bari.
Break Club, Roma.

1990

Ado Gallery, Anversa.
Galleria del Falconiere, Ancona.
Sant’Elmo, Salò.
Kulthurnset, Stoccolma.
Galleria Centrosei, Bari.
1991
Telamone Centro d’Arte, Lecce.
Scultura per un museo all’aperto, Portofino.
Istituto di Cultura, Oslo.
1992
Casa del Mantegna, Mantova.
Istituto di Cultura, Helsinky.
1993
Framart Studio, Napoli.
L’alfabeto gestuale della memoria, Arte 90, Isernia.
Palazzo Comitini, Palermo.
1994
Cromogrammi 70, Telamone Centro d’Arte, Lecce.
Carnet de voyage, Artiscope, Bruxelles.
1995
Galleria L’Incontro, Imola.
Een tentoonstelling van Renata Boero, C. C. De Werft, Geel.
1996
Loggetta Lombardesca, Ravenna.
Chromogramme, Olem.
Installazione, Öland, Svezia.
1997
Galleria Artiscope, Bruxelles.
Africa, Centro studi Mediterraneo, Bruxelles.
1998
Il viaggio, Museo Arte Contemporanea, La Valletta, Malta.
2000
Museo d’Arte Moderna, La Casa del Giorgione, Castelfranco Veneto. Carnet de Voyage, Galleria Artiscope, Bruxelles.
2001
Attraverso il Mali, Scuola Normale Superiore di Pisa, Pisa.
2002
Venti metri quadrati di rame, Maglione.
2003
Museo della città, Stoccolma.
2005
Borderline, Università di San Diego, California.
Cavenaghi Arte, Milano.

2006

Kromogrammi, Gallery Lubyana.
2007
Cromogrammi, Galleria Cardelli & Fontana, Sarzana.
Kromogrammi, Mestna Galerija, Nova Gorica.
Kromogrammi, Umetnostna Galerija, Maribor.
Scultura per un museo all’aperto, Portofino.
2008
Sequenze, Galleria Cardelli & Fontana, Sarzana.
Renata Boero, Museo Nazionale della Storia e Cultura del Belarus, Minsk (Bielorussia).
2010
Mappe, Universidad Nacional de Còrdoba, Argentina, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura. Hall Central del Pabellón Argentina - Ciudad Universitaria UNC, Córdoba.
Museo Provincial de Bellas Artes “Arias Rengel”, Salta.
2011
Museo Provincial de Bellas Artes “Timoteo Navarro”, San Miguel de Tucumán.
Museo de Bellas Artes, Rio Cuarto.
Renata Boero, Castello Aragonese d’Ischia.
Cardelli & Fontana, Sarzana.
Colossi Arte Contemporanea, Brescia.
Galleria Open Art, Prato.
Galleria Spazia, Bologna.
ARTISSIMA18, Back to the Future, Cardelli & Fontana, Torino.

GROUP EXHIBITION

1959-1960

VIII Quadriennale Nazionale d’Arte, Palazzo delle Esposizioni, Roma.

1970

Galleria Martano, Torino. Support surface, Toulouse. Palazzo Ducale, Genova. 1971

Ubu Re, 12 modi di fare teatro, a cura di L. Luzzati e T. Conte, Teatro della Tosse, Genova. 1972
Accrochage, Palazzo Ducale, Genova.
La sedia e il mare, super8 min.5, Genova.

1973

Accrochage, a cura di J. Lepage, Toulouse. 1974
Galleria Martano, a cura di P. Fossati, Torino. 1976

Palazzo Ducale, Genova.
Galleria Fiamma Vigo, Venezia.
Rassegna d’arte contemporanea, Ascoli Piceno.
Colore, a cura di M. Fagiolo Dell’Arco e L. Caramel, Modigliana (Forlì).

1977

VI International Open Encounter on Video, CAYC, Centro de Arte y Comunicación, Venezuela. VII International Open Encounter on Video, Fundacià Juan Miró, Barcelona.
Ipotesi ‘80, a cura di M. Fagiolo Dell’Arco, Bari.
Kunstherhaus, Vienna.

Out bound in bound, Galleria Zona, Firenze.
X Premio Città di Gallarate, Gallarate.
Il volto sinistro dell’arte, Galleria De Amicis, Firenze.
Mater materia, Galleria Zona, Firenze.
Segno-identità, a cura di M. Vescovo, Pinacoteca Civica, Ravenna.
Vita e paesaggio, a cura di V. Fagone, Capo d’Orlando, Sicilia.
Mail-Art/Evento 77, Ferrara.
1978
Factura, a cura di S. Sinisi e F. Menna, Palazzo Comunale, Acireale.
Incontro video, Graz.
Gritta Insam, Vienna.
La nouvelle tapisserie, Gand.
Une éspace parlée, Galerie Gaetan, Ginevra.
Le disegnazioni del senso, a cura di G. Accame, Pinacoteca Civica, Ravenna.
Kunst kan klein, Kunstgalerij Embryo, Leuven.
CAYC, Centro de Arte y Comunicación, Messico.
Galerie Linssen, Bonn.
Biennale della grafica, Palazzo Strozzi, Firenze - premio della D.D.R.
Scatola d’amore, Adro (Brescia).
48 artisti e il Barabino, Genova.
Liber, pratica internazionale del libro d’artista, Padova.
Buchobjekte, Padova.
1979
Biennale van de Kritiek/Biennale de la Critique, Internationaal Cultureel Centrum, Anversa - Palais de Beaux Arts, Charlerois.
De sensu rerum et magia, a cura di M. Vescovo, Galleria Fabjbasaglia, Bologna.
Perspective italiennes, Musée de Saint-Etienne.
Nouvelles tendences italiennes, Centre Action Culturelle, Macon.
Le stanze del gioco, a cura di P. Fossati e P.G. Castagnoli, Pinacoteca Civica, Ravenna.
Kunst kan klein, Kunstgalerij Embryo, Leuven.
Ecologie/récuperation, a cura di J.P. Van Tieghem, Richard Foncke Gallery, Gent (Belgio).
Art about art, a cura di F. Bex, Galerie Anne van Horenbeeck, Bruxelles.
Art Sale, Primo Piano, Roma.
1980
Vive la couleur, Centre Pompidou, Parigi.
Art about Art, Galerie Anne van Horenbeeck, Bruxelles.
Arte Critica 80, a cura di P. Fossati, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma.
La sciarpa di Isadora Duncan, Modern Art Galerie, Vienna.
Cine qua non, Sant’Apollonia, Firenze.
Lavori in corso, Teatro Falcone, Genova.
Carte da di/segno, Galleria Forma, Genova.
Il disegno interno, Galleria Arte Centro, Milano.
Copertina d’artista, Galleria La Bussola, Torino.

Pendant, Galleria Arte Centro, Milano.
1981
XVI Biennale di San Paolo, a cura di B. Mantura, Brasile.
Arte Critica 81, a cura di F. Menna, X Quadriennale di Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma. Linea della ricerca artistica in Italia 1960-80, X Quadriennale di Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma. Libro d’artista, Centre Pompidou, Parigi.
Mostra, a cura di A.Bonito Oliva, Palazzo di Città, Acireale.
Metronòm livre d’artiste, Berlinés, Barcellona.
Lavori in corso, Galleria d’Arte Moderna, Bologna.
100 in 1, Studio La Città, Verona.
Egregi percorsi, Teatro Falcone, Genova.
1982
Biennale di Venezia, 40a Mostra Internazionale d’Arte, Padiglione Italiano, a cura di L. Caramel, Venezia.
Arte Critica 82, a cura di I. Panicelli, Magazzini Marshall, Chicago.
Arte Der, Bilbao.
30 anni di arte italiana - Oggetti espressivi e concetti percepibili, Musei Civici, Lecco.
Il materiale delle arti, Castello Sforzesco, Milano.
Morbide e Trame, Galleria Civica, Ascoli Piceno.
Triennale Le Landeron, Neuchâtel.
Libro d’arte, Villa Imperiale, Genova.
L’immaginazione materiale, a cura di S. Sinisi, Palazzo Pretorio, Certaldo.
9 Artisti Italiani, a cura di V. Bramanti, Palazzo Comunale, Campi Bisenzio.
Senza tema, Studio La Città, Verona.
1983
L’occhio del cielo, a cura di M. Vescovo, Casa del Mantegna, Mantova.
Palais des Beaux Arts, Bruxelles.
Artistes en boîte, Fabien de Cugnac, Ostenda.
Papiro o la trama dell’Alchimia, Palazzo Comunale, Sciacca.
Colore, Galleria Rotta, Genova.
Premio Campigna, a cura di R. Barilli, Forlì.
Galleria Martano, Torino.
1984
Kunst mit eigen-sinn, Museum Moderner Kunst, Vienna.
Attraversamenti, Spazi Pubblici, Perugia.
Parco Massau, Ferrara.
Figure dallo sfondo, Padiglione d’Arte Contemporanea, Ferrara.
1985
Cromocryme, super 8 sonoro 7 min., Museum Moderner Kunst, Vienna.
Dodici artisti italiani contemporanei, a cura di V. Bramanti, Comune di Sulmona.
Espace city II, Bruxelles.
Tapisserie et structure, Bruxelles.
Sapere/Sapore arte in Italia 1958/85, Castello Aragonese, Bacoli, Napoli.
Premio del Golfo, a cura di P. Restany e F. Menna, Castello di Lerici.
L’immagine primigenia, a cura di L. Caramel, Galleria Morone, Milano.
Anni ‘70 in Liguria, C.A.L.A. Fieschi, Sestri Levante.
1986
XI Quadriennale di Roma, a cura di F. Menna, EUR – Palazzo dei Congressi, Roma
Premio Città di Monza, a cura di P. Biscottini, Villa Reale, Monza.
La struttura del gesto, a cura di P. Serra Zanetti, Sala1, Roma.

Opera fresca, Studio G7, Bologna.
Ventisette Gallerie Italiane, La Polena, Genova.
Artisti e Sport, CONI, Roma.
1987
Aspetti della pittura italiana, Rio de Janeiro-San Paolo, Brasile.
XXX Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano, Palazzo della Permanente, Milano.
Biennale di Piacenza, Piacenza.
La costellazione del Segno, Museo di Termoli.
Artisti e scuole, Rotonda di Inverigo.
Arte svelata - Collezionismo privato a Como dall’800 ad oggi, Fondazione Ratti, Como.
Exposition, a cura di F. Bex, Museo M. Clark, Anversa.
Disegno italiano del dopoguerra, Galleria Civica di Modena - Museo di Francoforte.
Il passo dell’acrobata, Università di Salerno.
Studio Ghiglione, Genova.
Identità per l’arte, Palazzo della Provincia, Savona.
Il grande circo, Studio La Città, Verona.
Autobiografia del Blu, Arco di Rab, Roma.
Grandi dimensioni, Villa Borzino, Busalla.
Artisti, Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Marsala.
1988
Abstract, a cura di F. Menna e G. Cortenova, Palazzo Forti, Verona – Dortmund.
Index 2, a cura di F. Gallo, Galleria d’Arte Moderna, Paternò.
Figurabile, a cura di A. Bonito Oliva, Studio Ghiglione, Genova.
Le collezioni difficili, a cura di L. Pistoi, Fortezza da Basso, Firenze.
Crinali, a cura di A. Bonito Oliva, Parco Massari, Ferrara.
Autoritratto non ritratto, a cura di O. Calabrese, Villanova di Ravenna.
Boero-Olivieri-Verna-Dadamaino, a cura di F. D’Amico, Breack Club, Roma.
Extra Moenia, Capo d’Orlando.
Arte come scienza - G. Marconi, Bologna.
Figure e forme dell’immaginario, San Rocco, Reggio Emilia.
Il piacere di abitare, Ente Fiera Verona, Verona.
Linee parallele, piccole tracce per un incontro all’infinito, Galleria Il Sole, Perugia.
Page d’artiste, + o - zero, Institut Superieur du Language Phylosophique, Bruxelles.
1989
Aspetti della pittura italiana dal dopoguerra ad oggi, a cura di A. Bonito Oliva e T. Trini, Museo Nacional de Belles Arte, Rio de Janeiro / MASP, San Paolo del Brasile.
Astratta, Palazzo della Permanente, Milano.
Milano Punto Uno, Studio Marconi, Milano / Galleria La Polena, Genova.
Cosmica, a cura di A. Bonito Oliva, Studio Ghiglione, Genova.
Textilia, Basilica Palladiana, Vicenza.
Il futuro presente - arte contemporanea italiana dalle collezioni private, Ente Fiera, Bologna.
Internazionale d’Arte Contemporanea, Palazzo della Permanente, Milano.
Ritratti per un nome, 2C, Roma.
1990
Artisti italiani, Kulthurnset, Stoccolma.
1991
Cinema d’Artisti, Palazzo delle Esposizioni, Roma.
Château de Brasschaat, Brasschaat.

Gli anni ‘70, Galleria Martano, Torino.
Terra… Terra, a cura di A. Miglietti, I Vasai, Milano.
Artae, Centro Congressi, Ferrara.
Artisti allo specchio, Galleria Milano, Milano.
Galleria Bianca Pilat, Milano.
Noir, Galleria Galliata, Alassio.
Cartae, Galleria del Falconiere, Ancona / Kunst Beveren, Belgio.
Borderline, a cura di A. del Guercio, Landscape, Monteciccardo.
1992
Paesaggio con rovine, a cura di A. Bonito Oliva, Museo di Gibellina.
Percorso nell’arte degli anni Settanta, Sala Comunale, Alessandria.
1993
Biennale di Venezia, 45a Mostra Internazionale d’Arte, Transiti, Padiglione Italiano, a cura di A. Bonito Oliva, Venezia. Palazzo della Ragione, Milano.
Art e Tabac, a cura di P. Restany, Scuderia di Palazzo Ruspoli, Roma.
Libro e segnalibro, Senigallia.
Arte e Ambiente – Boero/Nagasawa, Arzachena, Sassari.
Teatro 91 - Passeggiate italiane, Museo d’Arte Moderna, Pechino.
1994
Art is Life, Lingotto, Torino.
XXXII Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano, Palazzo della Permanente, Milano.
La grande scala, Galleria d’Arte Moderna, Bergamo.
Il Collezionismo, Le Stelline, Milano.
Collezione Marzotto, a cura di R. Bossaglia, Museo della Permanente, Milano.
Ad ognuno la sua bandiera, Galleria Civica, Padova.
Anni ‘70, Studio Graziano Vigato, Alessandria.
Gallery Annemarie Dubron e Anny Patty, Bruxelles.
Galleria Vinciana, Milano.
Presenze, Palazzo Ruini, Reggio Emilia.
Arte Brera, Kastelruth, Bolzano.
Baj & Company, Castello di Lerici, Lerici.
Terra nera, Etna, Milo.
1995
Biennale di Venezia, 46a Mostra Internazionale d’Arte, Identità e differenze - Libri d’Artista, Venezia.
Riflessione e ridefinizione della pittura astratta - Premio Gallarate, a cura di V. Fagone e P. Fossati, Pinacoteca Civica, Cento.
La Grande Scala – Teleri italiani e altri grandi formati di artisti contemporanei, Galleria d’Arte Moderna, Bergamo. Accrochage, Museum voor Moderne Kunst, Ostende.
Artisti liguri alle Biennali di Venezia, Palazzo Ducale, Genova.
Tutto è foglia, a cura di S. Zecchi, Alassio.
Tabakmuseum, Osterreichisches, Austria.
1996
Artisti italiani, Museo di Olympia, Grecia.
Premio Corneliani, Palazzo della Triennale, Milano.
Ottodonneunuomo, a cura di L. Cherubini, Quadreria, Lecco.
Chiesa di S. Caterina, Acqui Terme.
Fiore, Galleria Dina Carola, Napoli.
Pagine in parete, Galleria Tommaseo, Trieste.

Galleria Traghetto, Venezia.
Artisti alla Nuova Accademia 1980-1995, Centro San Fedele, Milano.

1997

Abadir, Monreale, Sicilia.
1998
Mediterranea, Galleria Arte Moderna, Tirana.
1999
XIII Quadriennale Proiezioni Duemila. Lo spazio delle arti visive nella civiltà multimediale, Palazzo delle Esposizioni, Roma.
2000
Alleviare irrefrenabili impulsi, a cura di P. Finelli, Collegio fratelli Cairoli, Università di Pavia.
2003
Il grande formato nell’incisione contemporanea, Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto. 2005
Sueños de papel – Cuadernos de Artista, a cura di M. Meneguzzo, Istituto italiano di cultura di Buenos Aires.
2006
Festival di Lubiana, Lubiana.
2007
Anatomia dell’irrequietezza, a cura di L. Beatrice, Palazzo della Penna, Perugia.
2008
Biennale di Venezia, 11a Mostra Internazionale di Architettura, La Sostenibile Leggerezza dell’Essere - evento collaterale, Venezia.
Pittura aniconica (1986-2007), Casa del Mantegna, Mantova.
Il Rosso e il Nero. Dall’ideologia degli anni ’70 alla pittura contemporanea italiana,
Galleria Silvano Lodi & Due, Milano.
Jean Cocteau. Le Joli Coeur, Galleria del Centre Culturel Français, Palazzo delle Stelline, Milano.
Loggetta lombardesca, Ravenna.
Maestri di Brera, Shanghai.
2009
Biennale di Venezia, 53a Mostra Internazionale d’Arte, Venezia salva. Omaggio a Simone Weil – evento collaterale, Venezia. Bocconi Art Gallery, Università Bocconi, Milano.
2010
In Medi Terraneum. Esposizione Internazionale Simultanea di Videoarte, Cordoba - Madrid – Palermo.
Biennale di Venezia 12a Mostra Internazionale di Architettura, Oltre il giardino - un giardino globale – evento collaterale, Venezia.
I Opera. Sulle orme di Padre M. Ricci, Palazzo Buonaccorsi, Macerata.
NOVE100, arte, fotografia, architettura, moda e design, a cura di A. Quintavalle, Palazzo del Governatore, Parma. Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce, Genova.
L’aur’amara, Gallery MC New York, a cura di B. Domenech.
Lumi – Festa delle luci, Sinagoga, Casale Monferrato.
Biennale di Malindi, a cura di A. Bonito Oliva, Kenya.
Cristo oggi, a cura di A. Del Guercio, Palazzo de Cuppis, Fano.
Naturellement, a cura di Guy Gilsoul, Artiscope, Bruxelles.
2011
Arché futura, a cura di G. Frazzetto, Chiesa di S. Caterina, Lipari.
Attraversamenti – Crocevia di culture contemporanee, a cura di G. Frazzetto e A. Rocca, Villa Pace, Messina.
Museo Mambrini, Santa Sofia, Campigna.
King Size, Galleria Spazia, Bologna.
La ragione della ragione, Artissima - Back to the Future, Torino