Claudio Kaporossy. La memoria dell’acqua

La Galleria Stefano Forni in occasione della settimana di ArteFiera 2022, nell’ambito di ArtCity Bologna inaugura, alla presenza dell’artista, Sabato 14 Maggio alle ore 21 negli spazi di Piazza Cavour 2 la mostra personale del fotografo Claudio Koporossy.

Le fotografie dell’artista elvetico saranno esposte per la prima volta a Bologna e in concomitanza a Palazzo delle Albere di Trento (Museo MART - Rovereto) con la personale curata da Tahar Ben Jelloun.

La mostra di Koporossy è inserita in dialogo con le opere del maestro Piero Guccione evidenziando la costante ricerca evocativa sul tema dell’acqua che i due artisti hanno affrontato utilizzando differenti linguaggi espressivi.

In Guccione la poetica del pastello diventa quasi linguaggio attraverso il quale l’artista “ci rende complici della sua passione, condivide con noi le sue scoperte e ci avverte: questo mare è una foresta nascosta dal vento.” (Tahar Ben Jelloun)

La poesia nelle fotografie di Koporossy “contiene l’evidenza di ciò che cattura. È nel suo sguardo e nella sua percezione della natura. La poesia delle parole è qui superata dalla poesia dei colori e delle forme commoventi, fluide, folli che assume l’acqua.” (Tahar Ben Jelloun)

Claudio Koporossy, nato a Losanna, è noto come “fotografo dell’acqua”. A partire dal 2014 l’artista si concentra sul tema dell’acqua, che diventa grande fonte d’ispirazione, una “magnifica ossessione” da indagare con attenzione, da vicino, osservandola in contesti differenti. Ciò che emerge è un soggetto impermanente, statuario, mai uguale a sé stesso. Nelle fotografie di Koporossy l’acqua appare come una sinfonia musicale che allieta e nobilita il paesaggio.

“Il lavoro di Koporossy inverte le immagini. Un torrente diventa sotto i suoi occhi una collana di perle e diamanti illusori. Perché l’acqua è uno specchio originale, una fonte infinita di immagini tremanti, incantate, immagini che frusciano con un ritmo che ci fa addormentare e che ci fa bene. […] Quando vedo queste fotografie di Koporossy, sento il rumore dell’acqua. Il rumore, il canto, l’incanto, la musica dell’acqua. La genialità di questo artista risiede in questo. Lavoro di un osservatore ossessionato da un’unica passione, va così lontano, che dà da vedere e sentire più di ciò che è nell’immagine. A forza di voler catturare i riflessi dell’acqua, i suoi corsi, la sua diversità, Koporossy arricchisce la nostra visione delle cose. È ovvio che non guarderò mai più allo stesso modo il mare o un fiume o un semplice ruscello. Koporossy ha introdotto un altro livello di osservazione. Questa è la funzione non detta dell’arte. Cambia sguardo mentre aspetti di «cambiare vita» come sperava Arthur Rimbaud.

Questo artista è unico. Il suo approccio, che appare semplice, è invece di grande complessità, perché fotografa la cosa più naturale e segreta con un’ostinazione e un’arte di sorprendente e affascinante originalità. L’arte è così. Sbalordisce e sorprende, scava e va oltre la superficie.

(Tahar Ben Jelloun, Ossessione e passione di Claudio Koporossy)

In collaborazione con Il Cigno GG Edizioni di Roma.