Sara Guberti

Biografia

Nata nel 1971, si è ugualmente dedicata in questi anni di attività artistica sia al mosaico che alla pittura. Per la visionarietà delle sue creazioni e grazie anche al substrato di ricerca quasi mistica sui materiali, ha collaborato con le compagnie Fanny e Alexander e Teatrino Clandestino nella realizzazione di scenografie teatrali.
Ma il suo lavoro indubbiamente più importante è l’opera eseguita negli ultimi anni per la Sacred World Foundation di New Delhi, ovvero il Time Line Mural per il Gandhi Multimedia Museum. Per la medesima istituzione pubblica indiana ha inoltre eseguito due mosaici sull’iconizzazione di Gandhi, realizzati per il museo itinerante.
Si tratta di due importantissime commissioni per uno dei più grandi Paesi asiatici e del mondo, al quale l’artista ravennate è fortemente legata: la sua ricerca pittorica e visiva, della quale presenterà un saggio nella mostra in Galleria Mirada, trae spunto dai numerosi viaggi da lei compiuti in questo Paese. Il progetto pittorico, la cui analisi è affidata alla critica d’arte Sabina Ghinassi , è la naturale continuazione del tema con il quale si è diplomata all’Accademia d’Arte di Bologna con Concetto Pozzati, ovvero la ripetitività della preghiera e la condensazione del suono in simbolo visivo. Affrancata da qualsiasi aura catechizzatrice, la pittrice Guberti ricerca l’unitarietà, i punti di incontro e gli incroci tra le forme di credo maggiormente seguite nel mondo (Cristianesimo, Islam, Ebraismo, Induismo…), affidandosi nella ricerca di materiali simbolici alla guida dei maestri spirituali delle varie confessioni e agli artigiani locali. L’attenta valutazione e scelta dei materiali, tratti da sostanze naturali e da colorazioni tradizionali, rendono i quadri di notevole impatto visivo e particolarmente suggestivi.
Una ricerca artistica che acquista un significato particolare in un momento di crisi e profonda lacerazione quale quella attuale, in cui sembrano prevalere le differenze e non le somiglianze: un modo intenso per interpretare le ricorrenze festive.

La presenza del Sacro nell’arte attuale si manifesta più attraverso un’assenza o, a volte una nostalgia, che attraverso un’immanenza o un palesamento. Nella sua ricognizione dell’essere umano contemporaneo la comunicazione artistica registra le cifre più intime di una crisi che con un respiro più ampio e definito segna il culmine della secolarizzazione contemporanea. Questo avviene soprattutto in Occidente, dove, al di là di richiami all’ordine e a radici cristiane, ciò che resta è una confusa, dogmatica e banalizzata religione da mass media, che siede in prima fila, banalmente, nel salotto televisivo di turno. Per questo appare un po’ controcorrente la scelta poetica di un’artista come Sara Guberti, che sceglie deliberatamente per la sua pittura un’indagine iconografica sulla sacralità, nella quale, grazie ad uno sguardo che annulla le distanze, si percepisce un approccio sincretico, altamente simbolico e, in ultima analisi, assai ” religioso”. Se con religioso intendiamo la vera accezione, cioè qualcosa che evoca il carattere sacro, cioè la potenza, ed insieme lo scrupolo e la separazione, la profondità.

Per cui Sara, già forte di trascorsi pittorici arcaicizzanti, si è orientata sul filo di una fascinazione tutta personale sulle orme dei miti, dei simboli e delle leggende che collegano ad un’unica radice Oriente ed Occidente: le Madonne nere, oggetto di culti molto diffusi anche nella nostra Europa informatizzata.

“Nigra sum sed formosa” diceva la Sposa del Cantico dei Cantici, il meraviglioso poema sacrale-erotico dell’antichità cristiana, e sulla nigritudo della Madonna si è, nel corso dei secoli steso ufficialmente un velo iconografico, interrotto soltanto dalla devozione alle centinaia(solo in Italia ci sono più di quaranta Santuari) di Madonne Nere sparse per l’Europa.
Sara con le sue ultime opere parte di qui, da un’immagine che si ricollega al mito femminile della Grande Madre Terra, passando dalle stratificazioni che uniscono in una sola immagine Iside, Kali, Ishtar, Cibele, Maria, contaminando di nessi simbolici le varie iconografie: le stelle e il manto azzurro di Iside Faria che passano in Maria Stella Maris, e il bimbo in braccio, Horus-Gesù, Kali che unisce l’aspetto sanguinario di purificatrice a quello di fecondità e insieme Cibele, l’altra Dea nera, dolcissima e crudele.
Così la sua pittura racconta questa avventura interiore, fatta di curiosità, di affetto, sentimentale forse, avventura che racconta un eterno femminino Porta d’Oriente e insieme d’Occidente, filo invisibile che riannoda il sangue ed il passato, che permette di individuare e fors’anche raccontare il presente.
Così insieme alle Marie Nere si aprono la strada altre immagini che allo stesso modo delle precedenti si contaminano ed arrivano a comprendere i segni dei quattro evangelisti, raccolti da un bassorilievo medievale o da un incisore indiano: buoi, leoni, aquile, agnelli.
Sara usa timbri che fa costruire appositamente da artigiani su suo progetto. E intende la sua pittura come una sorta di tatuaggio sulla pelle della tela che, se da una parte evoca l’astrazione del rituale, dall’altra si apre alla fisicità corporea, ad una materia cromatica che non è rarefatta, ma carnea, luminosa e preziosa.
Una materia fatta di terra insomma, di immancabile e seduttiva assenza di rigore.
E nel far questo la sua deliberata serialità scandisce un ritmo ed evoca il suono ipnotico di una preghiera.
“Il timbro sta alla visione come il mantra sta al suono”, spiega l’artista.
E se la sua operazione di partenza si pone in un’ottica concettuale di ripetizione, il punto di arrivo disegna un’affascinante imperfezione, nella delicata e amorosa sbavatura sulla superficie pittorica, animata da un gesto fluido e percorsa da grafie e arabeschi: una parola ripetuta che contiene le impercettibili modificazioni del respiro, le pause, le sospensioni, i sussurri e li traduce per lo sguardo.
Ogni immagine così diventa diversa da quella precedenti, esattamente come ogni istante è diverso da quello che l’ha preceduto: non basta il profilo a segnare una definizione che forse esiste solo per essere superata, oltrepassata gentilmente.
La sua è una metodologia formale che acquista una valenza tutta interiore e diventa altro da sé, diventa un rosario cristiano, un Japa Mala induista, un Misbaha musulmano di visioni che si rincorrono in echi sempre differenti, raccolti da un gesto che da pittorico si fa affettivo e svela, dolcemente, il sentimento e la vastità bellissima del nostro mondo.

Sabina Ghinassi

“Il sincretismo e la ripetizione sono i mezzi a cui ricorrere Sara Guberti nella realizzazione delle sue opere. Mentre il sincretismo ci aiuta a ricucire lo strappo che separa le nostre diverse culture e tradizioni, la ripetizione ci riporta al principio originale, ma con una rinnovata consapevolezza. Il progetto di pittura di Sara Guberti non dovrebbe quindi essere interpretato come una celebrazione della divinità femminile, nelle sue diverse rappresentazioni, ma come un’invocazione della necessità di recuperare quella verità che sempre certa est. E’ un’arte che è ispirazione, orientamento e modo . Si tratta di un atto di fede nella natura umana prima ancora che nel divino.”

Alessandra Olivi

“Di fronte a questi potenti dipinti si ha la sensazione di essere all’interno di un cerchio. Un cerchio che racchiude tutti noi. Un cerchio che lega, e non divide. La Madonna Nera è anche un simbolo importante nel cosmo di Sara Guberti: è come una porta, che ci porta di nuovo alle nostre antiche radici comuni. Cerchiamo quindi di aprire questa porta, ed essere circondati da questa necessaria, energia salvifica.”

Clara Nubile


Biography

Sara Guberti was born in 1971, she graduated from the Academy of Art in Bologna with Concept Pozzati.

She dedicated her artistic activity to mosaic and painting. For the visionary nature of his creations and thanks also to the almost mystical search substrate materials, he has collaborated with Fanny and Alexander and Teatrino Clandestino companies in the creation of theater sets.

But her most important work is done in recent years to the Sacred World Foundation in New Delhi, which is the Time Line Mural for Gandhi Multimedia Museum. These are two important commissions for one of the largest countries in Asia and in the world, to which the artist is strongly linked. Her pictorial and visual research is inspired by numerous trips she made in this country.

Free from any catechetical aura, Guberti search the unity, the meeting points and intersections between the forms of belief most followed in the world (Christianity, Islam, Judaism, Hinduism …), relying on materials research at the symbolic guidance of spiritual teachers of various confessions and local artisans. Careful evaluation and selection of materials, whether from natural substances and traditional colors, makes the remarkable visual impact and particularly evocative paintings.

An artistic research that takes on a particular meaning now, at a time of crisis, in which seem to outweigh the differences and not the similarities: an intense way to consider the festive celebrations.

SARA GUBERTI

MATER SEMPER CERTA EST- VISION - INVOCATIONS TO THE GODDESS

It is a pictorial art project that puts focus on the potential antique sofa, shaman, spiritual and healing of the Goddess, Woman, Black Madonna …….. Tara ….. These are primitive symbols came to light from different parts of the world built in different historical periods of the ancient societies. Large canvases in different languages visually invoke sacred feminine symbols, which refer to each other different in their aesthetic aspect and at the same time equal in ancestral force of Mother, Goddess and feminine force in the way of consciousness. Female symbols repeated forming visual mantra, The mantra is a sound, so the timbre is the visual. Invocations to the Mother Goddess-Woman-because she must come out of her partially obscured part by today’s many social systems that deliberately expropriate from its original potentiality of expression to be subservient to the masculine strength. The eradication of the original pin, of the woman in the world that generates life, distributes food, creates fertility, knowledge in harmony with the earth, the sea and crops… is creating a situation of extreme danger to the world and for men failing to protect the life and direction of the path to follow. Violence, famine and chaos are the result of society on the run. Lacking the possibility of feminine energy – shakti – to be able to manifest its natural force takes away the protection to life itself. Invocations to the Goddess to the Great Mother of the woman that she recovers its primordial force in all its aspects, and brings back her strength which is now missing in the world. Invocations to the Goddess to pay homage and gratitude to the relentless and unselfish work, to the female part of the world, which too often is not respected being silent strength and compassion.

Sara Guberti’s artworks are stunning, reminding me of ancient women’s textile making, with their sacred rituals and a hidden oral tradition encoded into the prints. The repetition of Goddesses are like an imprint of what Mary B. Kelly has called “matrilineal chains of descent,” generations of mothers and daughters in an endless pattern of life-sustaining possibility—what we need more than ever at this point in history. Beautiful and healing!

Vicki Noble, author of Shakti Woman: Feeling Our Fire, Healing Our World

-Syncretism and repetition are the means to which Sara Guberti resort to induce within us all a new epiphany. While syncretism helps us to mend the tear that separates our different cultures and traditions, repetition brings us back to the original principle but with a renewed awareness. The painting project of Sara Guberti should not therefore be interpreted as a celebration of feminine divinity, in its various representations, but as an invocation of the need to recover that one truth that semper certa est. It’s an art that is inspiration, guidance and way. It is an act of faith in the natural human before than in the divine.

Alessandra Olivi – Social antropoligy Phd

-Sara Guberti’s original and important work is a sing of the times, linking the recent rediscovery of the Black Virgin phenomenon in the West to the ever-present Mother of them all in India. The progress of women throughout the world in the past 60 years is synchronistic evidence of this long awaited metamorphosis of the archetypal energies and rectification of the last ear’s imbalance. Ean Begg autor of the mysterious cult of the black Madonna Sara Guberti’s paintings are striking in their simple, yet deep truth: the endless, enchanting voice of the female divinity, taking here several forms or avatar. The female energy emerging through this voice, through some of its colours – black, red, and white; the same voice which nowadays tend to be cut off by rules, society, disrespect of fundamental values. Being in front of these powerful paintings you have the feeling of being inside a circle. A circle enclosing us all. A circle which binds, and not divides. The Black Madonna is also an important symbol in Sara Guberti’s cosmos: it is like a door, taking us back to our ancient, common roots. So let us open this door, and be encircled by this necessary, salvific energy.

Clara Nubile Autor of :The Danger of Gender

opere / works